informativa cookies

Sup board trend: dove andremo mai a finire?


Si, il mondo è bello perchè è vario. E' un po' come la moda, alle sfilate vengono lanciate le dritte di una tendenza, poi sta a noi, saperle abbinare, trovare la giusta combinazione per essere eleganti ( sempre se lo vogliamo).
Nel surf, il SUP è tornato alla ribalta da qualche anno, con l'orgoglio di essere tra le più antiche usanze dei pionieri degli spot del Pacifico. Ora è un vero e proprio fenomeno... da baraccone in alcuni casi. Ma il mondo è bello perchè è vario. E dobbiamo accettare tutto quanto fa folklore. Non possiamo non guardare con simpatia chi usa un SUP per fare i tuffi in acqua, chi lo usa per pescare ( ogni riferimento è puramente casuale n.d.a.) o per fare un pic-nic.
Ma il SUP, se vuole essere affiancato a tutto quanto è SURF, è bene che certe etichette le rispetti. I produttori, i grandi editori dei magazines del surf, dovrebbero cercare di creare una linea di confine: Sup tradizionale e "Freaky Sup". Si perchè non possiamo sentirci dire, "faccio SUP", e in realtà lo si usa per una gita al lago. Il cruising, a mio avviso, non è altro che la deformazione di quello che il SUP era preposto originariamente: sfruttare l'onda. Laddove l'onda non è presente, il Sup è stato affiancato a questa parola, "cruising", ora anche "barbeque-ing"... o chi più ne ha più ne metta. Gente che in presenza di onde, a mala pena sta in piedi. Ma allora, che c'entrano col Surf?

Il rispetto delle diversità è alla base di questo concetto. Ma difficilmente vengono digeriti atteggiamenti di chi, dice di fare SUP, si attegga con uno shaka sign, veste molto australian-style, e poi scarica dalla macchina una vero e proprio kajak di 4 metri, che non ha nulla in comune con una tavola.
Certo, in Italia le onde non le abbiamo tutti i giorni, infatti non ce l'ha ordinato il medico di fare Surf. Però lo facciamo, lo amiamo e scendiamo in acqua anche in condizioni estreme. Il "Sup-er" medio, non lo vedi. Quando è freddo non lo vedi. Salta fuori solo in estate, per fare il figo e sentirsi molto american-boy, nella piatta al di quà di una scogliera magari, con i billabong dell'ultima collezione e gli Oakley. E poi, quando l'avara estate fa un po' di mare, eccolo che si piazza in mezzo allo spot, cerca di fare, ma non ci riesce. Sta in piedi, cade, prova a prendere un'onda e lancia a folle velocità un missile da 150 litri nel raggio di 6 metri, rischiando di uccidere qualcuno, quel qualcuno che surfa.
L'essere un surfista, non presuppone nulla di particolarmente dispregiativo verso chi usa un remo. Ma si distingue. Lo fa per il proprio piacere, per le proprie necessità. Vive in un modo o nell'altro ma difficilmente condividerebbe un hang-loose con chi va a spasso a remi solo perchè ora lo hanno tutti, perchè fa tendenza.
L'etichetta del Surf non è scritta da nessuna parte. La si conosce e la si condivide, con chi fa surf. Chi è nel cerchio, conosce tutto, l'unica legge sulla precedenza e il rispetto per la gelosia di uno spot. Chi viene dal di fuori, chi arriva dal "kansas", e vuole sentirsi uno di noi, non ci riesce.

I più cliccati