Ripartiamo la mattina presto per Ubud, centro culturale, artistico e naturalistico dell’isola. A quattro ore dal mare. Questo è un piccolo ma piacevole dazio da pagare, utile a farmi riprendere dalla cervicobrachialgia che mi ha preso giusto una settimana prima di partire.
Ubud è piena di piccole botteghe con oggetti d’artigianato locale ma l’attrazione principale è la foresta sacra delle scimmie. Per tutto il tempo di permanenza ad Ubud mi è sembrato di vivere una scena de Il libro della giungla, tra scimmie che spuntavano ai lati della strada e da ogni ramo e i mille suoni che provenivano dalla foresta. Il Secondo ed ultimo giorno a Ubud facciamo un gita in stile Mangia, Prega, Ama in bici tra le risaie ed una visita a qualche piccolo villaggio di balinesi che, per fortuna loro, non sono ancora stati invasi dal turismo.
Decidiamo di non andare al Nord dell’isola, un po’ perche’ vogliamo rilassarci al mare e un po’ perché al nord… non ci sono onde!, che io sappia. Sveglia presto e direzione porto di PadangBai per prendere un traghetto veloce per le isole Gili (circa 20 euro andata e ritorno, e se, come sempre, contratti un po’, hai anche la macchina privata al ritorno). Si sbarca sull’isola direttamente sulla spiaggia, e poi si percorre a piedi o con carretti trascinati da cavalli, l’unica via dell’isola, su quale si affacciano quasi tutti gli ostelli e i resort dell’isola. Dall’Italia avevamo gia’ preso contatti con il BluD’aMare, bellissimo complesso di 5 o 6 bungalow praticamente sul mare a 60 euro a notte, gestito da una coppia di simpatici italiani. Su Gili T. l’unica onda surfabile si trova a sud, è su reef e con acqua molto bassa, tanto che piu’ volte mentre aspettavo l’onda mi si è impigliato il leash nelle rocce sott’acqua, ma comunque si tratta sempre di rocce coperte da alghe o arrotondate.