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Dal surf al SUP e viceversa - ammissione di chi non l'avrebbe mai detto


... chi non l'avrebbe mai detto? Il sottoscritto!
Surfista convinto di non cedere mai e poi mai a quello che scrivono i media, la moda e la tendenza. Lo standup paddling visto da molti, come un disperato tentativo di sentirsi cool, trendy, shaka, chiamalo come vuoi. Molti che stanno sulla line up e che più volte ho considerato detentori esclusivi di quello che si può definire surf-concept. La conoscenza e l'esclusività. Derisi a volte, ma consapevoli di custodire il segreto del surf. La felicità di un'onda surfata e la realizzazione interiore, la voglia di provare posti nuovi, l'intesa.
Malvisto il SUP, come una minaccia di invasione di profani. Gente, gentaglia, bagnanti! Timori, paure convinzioni che mi hanno tenuto stupidamente lontano dal voler considerare seriamente questo sport, molto vicino al surf ma molto lontano.
Lontano se preso nelle specifiche di una tavola da velocità o lunga distanza, lunga 14 piedi e affilata come un coltello. Vicino, se inteso con tavole lunghe dagli 8 ai 10 piedi, leggere come un longboard e manovriere come una short.
Ecco che mi si è aperta la porta allo standup paddling, nel migliore dei modi.
Una SUP board custom, leggerissima, 9 piedi di lunghezza con 170 litri. Ottima e ben galleggiante sulla flat water e nervosa, istintiva sulle onde.
Posso dire che il SUP aiuta a vincere l'astinenza dall'avere una tavola sotto i piedi. Posso dire che domani esco a prescindere. Godersi il mare dall'alto, in piedi, e magari qualche onda. Poi c'è sempre, anche, la tavola da surf...

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