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Surf, noseriding e longboard: come funziona?

Il Noseriding, nasce negli anni '50, quando le tavolone dell'epoca nascevano con enorme volume e lunghezza, e consentivano manovre che hanno lanciato uno stile di surf inconfondibile, che lega tantissimi appassionati di questa branca del surf. Si dice branca del surf perchè rappresenta una schiera di amanti del retrò e non, che nel proprio quiver annoverano almeno un longboard; epoxy, legno, bamboo, qualunque sia il materiale, un longboard porta con sè la magia dei super classici del surf e il sogno di un'estate senza fine.
Il noseriding, significa alla lettera "cavalcata sul nose" che rappresenta la "punta" del longboard. Per fare questo sono necessarie due condizioni particolari: il tipo di onda e il tipo di tavola. L'onda tipica per il noseride, è il Point-break, perchè consente la lunga cavalcata dal punto di rottura sino al punto dove anche l'ultima sezione dell'onda va a spegnersi. Più l'onda è lunga, più consente manovre tipiche del noseriding, come la passeggiatina in punta, l'azzardo a mettere quanto di più di sè stessi c'è, oltre la proiezione della tavola. C'è chi abbraccia il bordo del nose con le dita dei piedi, chi si pronuncia con le ginocchia oltre la tavola, chi mette le mani dietro il sedere, chi si gira di spalle. Insomma, chi più ha fantasia e stile, meglio riesce nel noseride.
Questa surfata è molto distante dalla più energica surfata con shortboards, perchè impone curve più ampie, armoniose e, il noseride in sè per sè, prevede un'unica linea di direzione, verso il cove dell'onda.
Sta di fatto che se l'onda giusta ce l'hai, per fare il noseriding ti manca la tavola. Non tutti i longboard sono adatti a fare questa manovra, perchè delle condizioni fisiche devono venirsi a creare, per fare si che la tavola ti tenga su, tu goda e non faccia un clamoroso wipeout.
Il nose concavo, è fondamentale, in quanto permette di creare una sacca d'aria proprio sotto il punto dove verrà a crearsi il maggior peso verso l'acqua, il peso del surfer. In secondo luogo, il tail deve essere shapato in maniera che faccia scorrere l'acqua sotto di sè, e ne crei il risucchi. Questa è una vera e propria cavitazione: sotto il tail si crea una depressione che aiuta a non far "catapultare" la tavola in avanti sotto il surfista, e viene a crearsi ( vedi foto), nel momento in cui la tavola "rallenta" la sua corsa sull'onda che sta per "superarla", e la surfata viene mantenuta dal peso del surfista, che passeggiando in avanti ne sposta il baricentro mantenendolo ancora davanti al labbro dell'onda. La tavola "schiaccia" il labbro dell'onda, ( il long è lungo a sufficienza da fare in modo che una parte della tavola sia davanti l'onda e una parte dietro), il tail ne risucchia l'acqua sotto e l'equilibrio è perfetto, e la manovra pure.
C'è da dire inoltre che non tutte le tavole hanno la capacità di manovrare col surfista in nose; quelle shapate per questa manovra, avranno maggior attenzione alla forma dei rails, perchè risultano fondamentali per consentire di manovrare la tavola una volta andati in punta. I rails con un profilo sviluppato verso l'alto, avranno questo tipo di risposta.
Ora, che vi piaccia o no il noseriding, in Adriatico l'unica mareggiata che sviluppa onde che permettono questo, sono quelle da Levante. Lo spot, ognuno conoscerà il suo... Ora, avete un po' di scimmia?

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